sabato 31 luglio 2010

Gironzolando per Lucca, ieri, mi sono imbattuta in un capriccio ai limiti di una meritata sberla. Alla madre. In un'affollatissima e splendida piazza, davanti ad un negozio chiuso, la figlia rivendicava strillando come un'aquila il leccalecca in vendita proprio lì. Per farla breve la golosità dell'urlatrice è stata placata dopo una serie di operazioni ansiose di chi è convinta che si accudisca così...
ho assistito al tipico esempio di equivoco tra desiderio e necessità, e tra necessità e urgenza. Per la proprietà transitiva il desiderio si fa urgente e la sua soddisfazione una necessità

lunedì 26 luglio 2010

A fianco stava una coppia sordomuta, che s’è sfilata l’apparecchio acustico un attimo prima dell’inizio. Se non avessi avuto la fortuna di sedermi proprio in quel posto probabilmente mi sarei limitata ad esserci con le orecchie, senza badare quanto non servissero. Il mio corpo era percorso nella sua interezza: le vibrazioni mi avvolgevano dalla testa ai piedi, come un bendaggio musicale. Stando in prossimità del palcoscenico il pulsare del ritmo e del suono passa dalla pelle e fluisce nelle vene. Si crea un gioco di eco speciale. Loro intonavano dal costato la voce, ne percepivo le note sentendo un delicato “mmm…” utilizzando come vibrafono il corpo. Forse non è così vero che impariamo l’uso della voce per imitazione delle voci che vengono da fuori. A pensarci bene la Parola passa attraverso un’esperienza primordiale (…mi viene in mente anche… “in principio era il Verbo”…), fatta di battito cardiaco, sangue che scorre, rumori, pensieri della mamma che si raccontano al figlio che le cresce nella pancia, suoni e silenzi. Erano lì per sentire, mica per ascoltare, i miei vicini di concerto. E senza saperlo hanno accompagnato anche me.

domenica 25 luglio 2010

Ribaltare il momento iniziale delle sensazioni che sfociano nei sensi e appaiono nei sensi, e non più i sensi che danno impressioni.
Lo spazio dove sto, così, vibra di un'altra impressione
e appare tutto
sotto nuova luce.
Brezza, luna piena, rapimento.
Vetrosa, Norah Jones, ieri notte levigava Piazza S. Marco.
Seduta in sesta fila convibrava con la musica
il mio corpo . seduti accanto ma la distanza è siderale

sabato 24 luglio 2010

dei miei bambini uno di profetico ha non solo il suo nome. In Chiesa, seduto nelle prime file, sente la frase: "Siamo fatti ad immagine e somiglianza di DIo", e si sbalordisce. Il frate nota l'espressione tra l'esclamativo e l'interrogativo e gli accosta il microfono invitandolo a dire quello che pensa. E Lui: " DAVVERO DIO S'E' SCELTO PROPRIO LA MIA FACCIA?!". IL giorno prima avevamo fatto insieme il ripasso matematico della proprietà commutativa...

venerdì 23 luglio 2010

di un bianco ostinato, come un osso spolpato che affiora dal deserto fatale, è il colore della pagina,
che non si colora della men che minima ispirazione...

martedì 20 luglio 2010

soffro di pessimismo logico ma di ottimismo spirituale

lunedì 19 luglio 2010

sorgiamo, sorgiamo,
sorgiamo noi,
come ogni mattina
il sole.
Lo stato ipnotico
dell'interminabile meditativa sequela di passi
tra le rovine delle città fantasma
sulle alture andine,
mi manca.

domenica 18 luglio 2010

Il sistema di rinvii nel mio mondo al primo posto vede il riordino/sgombro di quella che nella mia casa si chiama “Stanza degli orrori”. Di orribile c’è una concentrazione di carte stratificate in mucchi e mucchi. E’ una camera spaziosa, esposta a sud, affacciata sul giardino. C’è un meraviglioso archivio in quercia che una volta apparteneva all’ acquedotto di Aosta e che ho comprato una decina d’anni fa. Oggi ho interrotto questo tempo dilatorio e ho cominciato il lavoro di cernita. Non sono per nulla un’accumulatrice di cose. Sono pochissimi gli oggetti che mi attraggono. Ma compenso con fogli, pagine, appunti, scarabocchi, schizzi, annotazioni, ritagli di giornale…. Ho sperimentato la fatica di Sisifo. Da pila di carta inanimata, abbandonata, e muta, ogni singolo segno, parola e disegnino si è trasformato in messaggio vitale, ricolmo di indifferibili invocazioni, nel momento del repulisti. Prima di cestinare, quasi tutto ha avuto un passaggio intermedio: la collocazione nella catasta del dubbio (questo lo elimino? No, meglio di no. O si? Se alla fine non riesco a gettare nulla che ci sto a fare in mezzo a questo travaglio? Devo sforzarmi: Santo cielo, che tortura...) . Invece di buttare via pezzi di carta mi è quasi parso di buttare via pezzi della mia vita... Mi si sono aperte davanti agli occhi storie già vissute ma per un po' dimenticate. Nessuna catarsi oggi, solo un senso di svuotamento...
Mille vite
in una vita:
nessuna vita.

sabato 17 luglio 2010

Per attraversare la zona dello sbarco i passi da fare seguono un moto vagamente a spirale. Si comincia prendendola alla larga e poi le spire, un po' si stringono, irregolari. Il senso dell'incedere, andando, l'ho perduto, per entrare in uno stato di lettura: un taccuino di visioni oniriche di un mondo dove qualcosa accade per lasciare alle spalle delle sue orbite sghimbesce il troppo male, come sempre troppo poco nominato.
Il piccolo prodigio che spunta è ‘il’ racconto, una volta ancora, a mo’ di rendiconto gorgogliato come un mantra penitenziale.
Meglio l’inquietudine, mai assolutoria, piuttosto che la malinconia. Non intorpidisce lo spirito.
......................................
Davanti ad una lezione di storia,
portata con l'eleganza di un narratore istintivo
non c'è possibile ritorno.

venerdì 16 luglio 2010

Se la questione si riduce a vendere un prodotto e sono in grado di confezionare un effetto editoriale di grande impatto pubblicitario, sono certa di ottenere un’auto migliore dalla società, quest’anno.
Se è per l’urgenza di cooperare meglio col marketing, può essere una buona trovata riciclare idee già sentite… Mi sentirò protetta da suoni familiari che riempiranno il mio torpore.

Se invece, a incunearsi dentro me, sono amore, distacco e morte
la visione
immane, oscura e complicata
dell’umanità dolente
scuote il mio dolore.
Dolore
…che mi dice che non ho alibi quando scambio le mie paure per minacce inesistenti:
quando l’ALTRO,
da uomo, donna, bambino, vecchio,
lo declasso ad ammasso indistinto di clandestini;
che mi dice anche,
che se col pretesto del controllo estinguo la compassione,
ha buon gioco la violenza desolata della mia ostilità.
E da quell’abisso
che sarà mai trasformare la fame del povero in reato?

giovedì 15 luglio 2010


“elemento da sbarco” è un’immagine usata, all’inizio, dalla Marina. La prima ondata di uno sbarco è destinata a morte certa. Vista l’ineluttabilità della fine di chi sbarca per primo, chi comanda coglie l’occasione per disfarsi di chi sembra valere meno, collocando nella prima ondata i tonti, gli illusi, i farlocchi, i fanatici, i fessi, i malviventi, i poveri cristi. I "tipi da sbarco” erano i sacrificabili, gli inutili, i barcollanti sull’orlo del mondo.

martedì 13 luglio 2010

... in dirittura di approdo con l'ultimo lavoro di ricerca. Tema legato ai diritti umani, ai diritti di libertà. E, per ventura, a Pietrasanta, incappo in uno 'sbarco'. A realizzarlo è stato un artista nato su un lago di ghiacciaio, come me, come il carpentiere solitario che ha eseguito su disegno lo scafo che riflette il mondo che gli scorre addosso. Si rannicchiano sensazioni, pensieri, visioni sull'umanità dolente. Quella al cui servizio è il mio lavoro. Almeno così io spero. Faccio un parallelo con quanto sono in procinto di pubblicare e parte con l'artista, lui ignaro,un silenzioso gioco di rispecchiamento immaginario. Con specchi ustori...