venerdì 22 ottobre 2010
venerdì 15 ottobre 2010
mercoledì 13 ottobre 2010
ancora un sogno/incontro:la luce della lanterna mi ha ricordato per un attimo che si era là insieme. Tanti incontri potentissimi si affacciano alla mia vita e sono pochi quelli che non comportano scambi di doni decisivi. Quasi ognuno è destinato lasciare il segno di un contatto indelebile e succoso. L' indole solitaria non rende assidui nel frequentarsi, ma c'è un infinitamente accanto che non decade. E le relazioni si fanno spiritualmente polari...
venerdì 8 ottobre 2010
domenica 3 ottobre 2010
..................non sempre i sogni sono un'esperienza puramente individuale. Per anni in particolare con mio padre (ma anche con mio figlio) ho fatto sogni condivisi. Bastava accennare a pochi frammenti della notte perchè l'altro immediatamente ricostruisse l'identica atmosfera. Perciò raccontarsi il sogno diventava inutile. Da quando lui è mancato non mi era capitato più, fino a stanotte. Più che un sogno è stato un sofficissimo, tenero incontro, con una prossimità tattile che non può essere incorporea. Luminosi in un modo o nell'altro riescono ad essere i miei giorni. Talvolta anche le notti.
sabato 2 ottobre 2010
da anni mantengo una fitta corrispondenza con un amico conosciuto a Zaguan del Cielo, quartiere del Q'osqo, dove ho vissuto nei miei anni da peruviana. Dopo il sogno in cui si manifestava il vandalo che c'è in me gli ho scritto per raccontarglielo.Ebbene, rispondendomi mi ha sconvolto: il Varayoc l'hanno chiuso e l'Ayllu è stato sfrattato. L'affitto è stato alzato a cifre esponenziali perciò s'è trasferito altrove. Al suo posto olezza McDonald. Spero stanotte di ripetere il sogno...
venerdì 1 ottobre 2010
malinconica ieri rileggendo alcuni scritti di Raimon tra le pagine ho trovato una sua lettera. E' stato un affaccio prezioso nei ricordi. Nel susseguirsi di immagini, poi, dalla Catalunya mi sono ritrovata a ripercorrere i tracciati preferiti dei tempi in cui stavo a Q'osqo. Altra ondata di tristezza nera che mi ha preso lo stomaco. Stanotte ho sognato, incredibilmente!, di prendere a sassate con violenza inaudita uno degli unici due bar al mondo dove mi sono trattenuta volentieri: l'Ayllu di Plaza de Armas. Localino tutto sommato piccolo, ma con soffitti abbastanza alti da renderlo arioso. Risuonava tra quelle mura solo musica classica con pianoforte. Ottimi dolci: il mio preferito lengua de suegra. Che vuol dire lingua di suocera. (Che parte del gusto nel macinarla sotto i denti fosse profeticamente simbolico?) Nel sogno, dapprima, sotto scrosci di pioggia a catinate, ero passata al Varayoc: altro unico bar preferito verso plaza Kusipata. Trovandolo sbarrato, pochi passi più in là sono corsa sotto i portici fino all'Ayllu. Lì mi son data ad atti vandalici per motivi che, in sogno, sono rimasti misteriosi. Al risveglio stamane ero assai turbata.
giovedì 30 settembre 2010
Invitata ad intervenire come relatore ad una table su temi di bioetica, ho declinato.Sto lavorando su altro che mi richiede raccoglimento e tempi solitari. Se parlo io mi disperdo. Sono andata, però, a sentire.
Nell’auditorium in faccia ai conferenzieri stavano una serie di ex belle signore, con le facce dai riflessi un po’ sintetici: lucide, gonfie, con labbrone aggettanti e sguardi stinchi. Nella fila dietro, stavo io. Un sacerdote è partito con un clamoroso fuoritema dando il via ad una tirata moralista contro la reificazione dei corpi a scopi adescatori, per mano della medicina estetica. Il commento sussurrato da chi mi dava le spalle faceva riferimento a seduzioni erotiche, si vede, soddisfacenti, grazie agli artifizi siliconici, che evidentemente non lasciano indifferenti alcuni maschi, incentivatori subliminali di questa chirurgia. La piega della conferenza mi ha deluso. Come fai a dare torto a chi ritiene sia meglio dare il corpo se fai di tutto per dimostrare che l’anima non esiste? certo moralismo pretesco e un po'sessuofobico stomaca...
Non è poi così male quando l’orsitudine imperversa… però ... a pensarci bene...Se il mondo venisse conquistato dagli alieni e il genere umano sparisse che impressione farà,scoperchiando le bare, trovare due palle semitrasparenti e mollicce in zona petto e striscioline di gomma al posto della bocca...?
Nell’auditorium in faccia ai conferenzieri stavano una serie di ex belle signore, con le facce dai riflessi un po’ sintetici: lucide, gonfie, con labbrone aggettanti e sguardi stinchi. Nella fila dietro, stavo io. Un sacerdote è partito con un clamoroso fuoritema dando il via ad una tirata moralista contro la reificazione dei corpi a scopi adescatori, per mano della medicina estetica. Il commento sussurrato da chi mi dava le spalle faceva riferimento a seduzioni erotiche, si vede, soddisfacenti, grazie agli artifizi siliconici, che evidentemente non lasciano indifferenti alcuni maschi, incentivatori subliminali di questa chirurgia. La piega della conferenza mi ha deluso. Come fai a dare torto a chi ritiene sia meglio dare il corpo se fai di tutto per dimostrare che l’anima non esiste? certo moralismo pretesco e un po'sessuofobico stomaca...
Non è poi così male quando l’orsitudine imperversa… però ... a pensarci bene...Se il mondo venisse conquistato dagli alieni e il genere umano sparisse che impressione farà,scoperchiando le bare, trovare due palle semitrasparenti e mollicce in zona petto e striscioline di gomma al posto della bocca...?
giovedì 9 settembre 2010
sono giorni fitti di studio e di scrittura... In tema di tutela dei diritti umani c'è un accumularsi soverchiante di concetti spesso ripetitivi, senza sviluppo. Il troppo giuridicizzato che dilaga perdendo di vista la riflessione su cos'è il giusto e perchè lo è, devitalizza il contenuto. Ma non solo il diritto ha smesso di comunicare. Un po' dappertutto c'è chiacchiera, intellettualismo. Anche l'arte s'è fatta maniera, se addirittura non è una presa in giro.
L'eccesso che accatasta opere su opere è una sorta di melma che invece di alimentare pensiero e intuizione li fiacca, impaludandoli. La cultura ha perso consistenza facendosi pulviscolare. E così i corpuscoli inesausti e staripanti di quel che resta della cultura,se non sono insignificanti del tutto, non sono comunque significativi per circoscrivere l'oscurità.
L'eccesso che accatasta opere su opere è una sorta di melma che invece di alimentare pensiero e intuizione li fiacca, impaludandoli. La cultura ha perso consistenza facendosi pulviscolare. E così i corpuscoli inesausti e staripanti di quel che resta della cultura,se non sono insignificanti del tutto, non sono comunque significativi per circoscrivere l'oscurità.
mercoledì 1 settembre 2010
lunedì 30 agosto 2010
sabato 28 agosto 2010
non sono attaccata a nessuna cosa. Il vero lusso è la leggerezza in tutti i sensi. Fare a meno di tutto perchè niente ci serve. A due oggetti però tengo,li ho addosso da sempre. Uno è un rosario di lana. Sta inosservato, arrotolato, al posto di un bracciale, sotto il polsino della camicia. I suoi nodi mi scorrono tra le dita qualche migliaio di volte al giorno. Di rito la mattina appena sveglia e la sera prima di addormentarmi, per il resto il quando dipende dai vuoti e pieni della giornata. Accade da 20 anni. Accade da quando l'ho ricevuto in regale da DEKE. Lo conobbi perchè ci inciampai, in senso letterale. Dormiva coricato sul selciato di Assisi, dietro uno spigolo del convento di San Quirico, verso sera. Un groviglio biondo lurido di capelli e barba. Senza bocca e con un accenno di sguardo grigio acciaio,di una distanza siderale. Non ricordo come ma mi seguì in silenzio. In silenzio per due mesi e qualche sorriso per dire sì, che qualcosa andava bene, che le visioni diminuivano. E' uno dei miei incontri esistenziali Deke. Non è possibile ridurre in parole la vicenda del nostro starci accanto. 100 giorni in una comunità di base francescana dove fluiva il mondo di culture e religioni diverse. Dove sperimentavi il verbo fatto carne. Dove grazie a Deke conoscevo la pienezza del silenzio. Un giorno gli tagliai capelli, barba e unghie più lunghi del mondo e comparve qualcuno che al massimo poteva avere tre o quattro anni più di me. Pensavo fosse un vecchio. Era solo stanco e ossuto. Ci fu insegnato annodare il rosario secondo la tradizione ortodossa. Ogni nodo è stretto pregando per il destinatario del rosario che per essere finito richiede tempo. Quello fatto da lui Deke me lo ha regalato. You are my sister in Life: it's your. Siamo stati ore e ore seduti tra l'erba alta dell'uliveto, schiena contro schiena, mentre io per la prima volta sperimentavo la preghiera del cuore, indirizzandola a lui. Provo gratitudine quando ricordo la delicatezza del suo calore umano. Non ci siamo più visti. Prima di rarefarsi del tutto c'è stata una epigrafica corrispondenza. Ma il nostro modo di comunicare non passava da lì. Da allora più tempuscoli di ogni mio giorno gli appartengono. Purtroppo cinque giorni fa, sul bordo mare, ho perduto il rosario. Purtroppo.
venerdì 27 agosto 2010
sabato 31 luglio 2010
Gironzolando per Lucca, ieri, mi sono imbattuta in un capriccio ai limiti di una meritata sberla. Alla madre. In un'affollatissima e splendida piazza, davanti ad un negozio chiuso, la figlia rivendicava strillando come un'aquila il leccalecca in vendita proprio lì. Per farla breve la golosità dell'urlatrice è stata placata dopo una serie di operazioni ansiose di chi è convinta che si accudisca così...
ho assistito al tipico esempio di equivoco tra desiderio e necessità, e tra necessità e urgenza. Per la proprietà transitiva il desiderio si fa urgente e la sua soddisfazione una necessità
ho assistito al tipico esempio di equivoco tra desiderio e necessità, e tra necessità e urgenza. Per la proprietà transitiva il desiderio si fa urgente e la sua soddisfazione una necessità
lunedì 26 luglio 2010
A fianco stava una coppia sordomuta, che s’è sfilata l’apparecchio acustico un attimo prima dell’inizio. Se non avessi avuto la fortuna di sedermi proprio in quel posto probabilmente mi sarei limitata ad esserci con le orecchie, senza badare quanto non servissero. Il mio corpo era percorso nella sua interezza: le vibrazioni mi avvolgevano dalla testa ai piedi, come un bendaggio musicale. Stando in prossimità del palcoscenico il pulsare del ritmo e del suono passa dalla pelle e fluisce nelle vene. Si crea un gioco di eco speciale. Loro intonavano dal costato la voce, ne percepivo le note sentendo un delicato “mmm…” utilizzando come vibrafono il corpo. Forse non è così vero che impariamo l’uso della voce per imitazione delle voci che vengono da fuori. A pensarci bene la Parola passa attraverso un’esperienza primordiale (…mi viene in mente anche… “in principio era il Verbo”…), fatta di battito cardiaco, sangue che scorre, rumori, pensieri della mamma che si raccontano al figlio che le cresce nella pancia, suoni e silenzi. Erano lì per sentire, mica per ascoltare, i miei vicini di concerto. E senza saperlo hanno accompagnato anche me.
domenica 25 luglio 2010
Ribaltare il momento iniziale delle sensazioni che sfociano nei sensi e appaiono nei sensi, e non più i sensi che danno impressioni.
Lo spazio dove sto, così, vibra di un'altra impressione
e appare tutto
sotto nuova luce.
Brezza, luna piena, rapimento.
Vetrosa, Norah Jones, ieri notte levigava Piazza S. Marco.
Seduta in sesta fila convibrava con la musica
il mio corpo . seduti accanto ma la distanza è siderale
Lo spazio dove sto, così, vibra di un'altra impressione
e appare tutto
sotto nuova luce.
Brezza, luna piena, rapimento.
Vetrosa, Norah Jones, ieri notte levigava Piazza S. Marco.
Seduta in sesta fila convibrava con la musica
il mio corpo . seduti accanto ma la distanza è siderale
sabato 24 luglio 2010
dei miei bambini uno di profetico ha non solo il suo nome. In Chiesa, seduto nelle prime file, sente la frase: "Siamo fatti ad immagine e somiglianza di DIo", e si sbalordisce. Il frate nota l'espressione tra l'esclamativo e l'interrogativo e gli accosta il microfono invitandolo a dire quello che pensa. E Lui: " DAVVERO DIO S'E' SCELTO PROPRIO LA MIA FACCIA?!". IL giorno prima avevamo fatto insieme il ripasso matematico della proprietà commutativa...
venerdì 23 luglio 2010
lunedì 19 luglio 2010
domenica 18 luglio 2010
Il sistema di rinvii nel mio mondo al primo posto vede il riordino/sgombro di quella che nella mia casa si chiama “Stanza degli orrori”. Di orribile c’è una concentrazione di carte stratificate in mucchi e mucchi. E’ una camera spaziosa, esposta a sud, affacciata sul giardino. C’è un meraviglioso archivio in quercia che una volta apparteneva all’ acquedotto di Aosta e che ho comprato una decina d’anni fa. Oggi ho interrotto questo tempo dilatorio e ho cominciato il lavoro di cernita. Non sono per nulla un’accumulatrice di cose. Sono pochissimi gli oggetti che mi attraggono. Ma compenso con fogli, pagine, appunti, scarabocchi, schizzi, annotazioni, ritagli di giornale…. Ho sperimentato la fatica di Sisifo. Da pila di carta inanimata, abbandonata, e muta, ogni singolo segno, parola e disegnino si è trasformato in messaggio vitale, ricolmo di indifferibili invocazioni, nel momento del repulisti. Prima di cestinare, quasi tutto ha avuto un passaggio intermedio: la collocazione nella catasta del dubbio (questo lo elimino? No, meglio di no. O si? Se alla fine non riesco a gettare nulla che ci sto a fare in mezzo a questo travaglio? Devo sforzarmi: Santo cielo, che tortura...) . Invece di buttare via pezzi di carta mi è quasi parso di buttare via pezzi della mia vita... Mi si sono aperte davanti agli occhi storie già vissute ma per un po' dimenticate. Nessuna catarsi oggi, solo un senso di svuotamento...
Mille vite
in una vita:
nessuna vita.
Mille vite
in una vita:
nessuna vita.
sabato 17 luglio 2010
Per attraversare la zona dello sbarco i passi da fare seguono un moto vagamente a spirale. Si comincia prendendola alla larga e poi le spire, un po' si stringono, irregolari. Il senso dell'incedere, andando, l'ho perduto, per entrare in uno stato di lettura: un taccuino di visioni oniriche di un mondo dove qualcosa accade per lasciare alle spalle delle sue orbite sghimbesce il troppo male, come sempre troppo poco nominato.
Il piccolo prodigio che spunta è ‘il’ racconto, una volta ancora, a mo’ di rendiconto gorgogliato come un mantra penitenziale.
Meglio l’inquietudine, mai assolutoria, piuttosto che la malinconia. Non intorpidisce lo spirito.
......................................
Davanti ad una lezione di storia,
portata con l'eleganza di un narratore istintivo
non c'è possibile ritorno.
Il piccolo prodigio che spunta è ‘il’ racconto, una volta ancora, a mo’ di rendiconto gorgogliato come un mantra penitenziale.
Meglio l’inquietudine, mai assolutoria, piuttosto che la malinconia. Non intorpidisce lo spirito.
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Davanti ad una lezione di storia,
portata con l'eleganza di un narratore istintivo
non c'è possibile ritorno.
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orbite sghimbesce impraticabili a ritroso
venerdì 16 luglio 2010
Se la questione si riduce a vendere un prodotto e sono in grado di confezionare un effetto editoriale di grande impatto pubblicitario, sono certa di ottenere un’auto migliore dalla società, quest’anno.
Se è per l’urgenza di cooperare meglio col marketing, può essere una buona trovata riciclare idee già sentite… Mi sentirò protetta da suoni familiari che riempiranno il mio torpore.
Se invece, a incunearsi dentro me, sono amore, distacco e morte
la visione
immane, oscura e complicata
dell’umanità dolente
scuote il mio dolore.
Dolore
…che mi dice che non ho alibi quando scambio le mie paure per minacce inesistenti:
quando l’ALTRO,
da uomo, donna, bambino, vecchio,
lo declasso ad ammasso indistinto di clandestini;
che mi dice anche,
che se col pretesto del controllo estinguo la compassione,
ha buon gioco la violenza desolata della mia ostilità.
E da quell’abisso
che sarà mai trasformare la fame del povero in reato?
Se è per l’urgenza di cooperare meglio col marketing, può essere una buona trovata riciclare idee già sentite… Mi sentirò protetta da suoni familiari che riempiranno il mio torpore.
Se invece, a incunearsi dentro me, sono amore, distacco e morte
la visione
immane, oscura e complicata
dell’umanità dolente
scuote il mio dolore.
Dolore
…che mi dice che non ho alibi quando scambio le mie paure per minacce inesistenti:
quando l’ALTRO,
da uomo, donna, bambino, vecchio,
lo declasso ad ammasso indistinto di clandestini;
che mi dice anche,
che se col pretesto del controllo estinguo la compassione,
ha buon gioco la violenza desolata della mia ostilità.
E da quell’abisso
che sarà mai trasformare la fame del povero in reato?
giovedì 15 luglio 2010
“elemento da sbarco” è un’immagine usata, all’inizio, dalla Marina. La prima ondata di uno sbarco è destinata a morte certa. Vista l’ineluttabilità della fine di chi sbarca per primo, chi comanda coglie l’occasione per disfarsi di chi sembra valere meno, collocando nella prima ondata i tonti, gli illusi, i farlocchi, i fanatici, i fessi, i malviventi, i poveri cristi. I "tipi da sbarco” erano i sacrificabili, gli inutili, i barcollanti sull’orlo del mondo.
martedì 13 luglio 2010
... in dirittura di approdo con l'ultimo lavoro di ricerca. Tema legato ai diritti umani, ai diritti di libertà. E, per ventura, a Pietrasanta, incappo in uno 'sbarco'. A realizzarlo è stato un artista nato su un lago di ghiacciaio, come me, come il carpentiere solitario che ha eseguito su disegno lo scafo che riflette il mondo che gli scorre addosso. Si rannicchiano sensazioni, pensieri, visioni sull'umanità dolente. Quella al cui servizio è il mio lavoro. Almeno così io spero. Faccio un parallelo con quanto sono in procinto di pubblicare e parte con l'artista, lui ignaro,un silenzioso gioco di rispecchiamento immaginario. Con specchi ustori...
giovedì 15 aprile 2010
l'energia segue il pensiero. Quando a una mia intenzione, faccio seguire azione e parola contribuisco a creare un'atmosfera morale. Non credo proprio che qualcuno sia nato per trasformarsi in un disperato che lotta per sopravvivere in mezzo agli altri. Per resistere ad un mondo ostile. No c'è ben altro in serbo per noi, il resto non è altro che una scusa
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